2 Novembre 2021: Commemorazione dei Fedeli defunti

Giobbe sconfitto, anzi, finito nella sua esistenza, per la malattia, con la pelle strappata via, quasi sul punto di morire, quasi senza carne, Giobbe ha una certezza e la dice: «Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!» (Gb 19,25). Nel momento in cui Giobbe è più giù, giù, giù, c’è quell’abbraccio di luce e calore che lo assicura: Io vedrò il Redentore. Con questi occhi lo vedrò. «Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro» (Gb 19,27).

Questa certezza, nel momento proprio quasi finale della vita, è la speranza cristiana. Una speranza che è un dono: noi non possiamo averla. È un dono che dobbiamo chiedere: “Signore, dammi la speranza”. Ci sono tante cose brutte che ci portano a disperare, a credere che tutto sarà una sconfitta finale, che dopo la morte non ci sia nulla… E la voce di Giobbe torna, torna: «Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! […] Io lo vedrò, io stesso», con questi occhi. (Papa Francesco, Commemorazione dei Fedeli Defunti, 2 novembre 2020)

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23 febbraio 2018: Giornata di digiuno e preghiera per la Pace

"Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia, «risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sal 147,3). Rivolgo un accorato appello perché anche noi ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: “Che cosa posso fare io per la pace?”. (Papa Francesco)

11 febbraio 2018: XXVI Giornata Mondiale del Malato

«Il tempo passato accanto al malato è un tempo santo. E' lode a Dio che ci conferma all'immagine di suo Figlio il quale «non è venuto per farsi servire ma per servire» (Papa Francesco)  

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4 febbraio 2018: Giornata per la Vita

Per trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia, i vescovi rilanciano la necessità di comunità che abbiano respiro evangelico, che sappiano "farsi samaritane" chinandosi sulle lacerazioni dell'umanità. Infatti i "segni di una cultura chiusa all’incontro" come ha più volte detto Papa Francesco," gridano nella ricerca esasperata di interessi personali o di parte, nelle aggressioni contro le donne, nell’indifferenza verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati da un’estrema fragilità".  

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2 Novembre 2017: Commemorazione dei Fedeli defunti

Tutti noi, oggi, siamo qui radunati in speranza. Ognuno di noi, nel proprio cuore, può ripetere le parole di Giobbe che abbiamo sentito nella prima Lettura: “Io so che il mio Redentore è vito e che ultimo si ergerà sulla polvere”. La speranza di rincontrare Dio, di rincontrarci tutti noi, come fratelli: e questa speranza non delude. Paolo è stato forte in quella espressione della seconda Lettura: “La speranza non delude”. (Omelia di Papa Francesco, Cimitero Americano di Nettuno, 2 Novembre 2017)

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2 novembre 2016: Commemorazione dei fedeli defunti.

Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, (…) poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio. (…) (Papa Francesco, Angelus, 2 novembre 2014).

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2 novembre 2015: Commemorazione dei fedeli defunti.

La liturgia ci invita a pregare per i nostri cari scomparsi, volgendo il pensiero al mistero della morte, comune eredità di tutti gli uomini. Illuminati dalla fede, guardiamo all’enigma umano della morte con serenità e speranza. Secondo la Scrittura, infatti, essa più che una fine, è una nuova nascita, è il passaggio obbligato attraverso il quale possono raggiungere la vita in pienezza coloro che modellano la loro esistenza terrena secondo le indicazioni della Parola di Dio. (Benedetto XVI, Udienza generale, 2 novembre 2005).

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