Il 29 agosto 2012 Benedetto XVI, proseguendo un ciclo di meditazioni sulle memorie liturgiche dei santi, durante le solite udienze generali del mercoledì, ha proposto una meditazione sul martirio di san Giovanni Battista,  l’unico santo del quale il calendario della Chiesa celebra sia la nascita, il 24 giugno, sia il martirio.

Ma cosa sappiamo con certezza del santo, si interrogava il Papa emerito? «Giovanni Battista inizia la sua predicazione sotto l’imperatore Tiberio[42 a.C.-37 d.C.], nel 27-28 d.C., e il chiaro invito che rivolge alla gente accorsa per ascoltarlo, è quello a preparare la via per accogliere il Signore, a raddrizzare le strade storte della propria vita attraverso una radicale conversione del cuore (cfr Lc 3, 4)».

Tuttavia, la sua figura acquista significato solo in riferimento a Gesù Cristo. Giovanni «ha la profonda umiltà di mostrare in Gesù il vero Inviato di Dio, facendosi da parte perché Cristo possa crescere, essere ascoltato e seguito». Infine, con il martirio: «come ultimo atto, il Battista testimonia con il sangue la sua fedeltà ai comandamenti di Dio, senza cedere o indietreggiare, compiendo fino in fondo la sua missione».

Citando San Beda il Venerabile(672-735), il Papa spiegava perchè Giovanni il Battista è un martire di Cristo: «San Giovanni per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità. (cfr Om. 23: CCL 122, 354). E non taceva la verità e così morì per Cristo che è la Verità». «Proprio per l’amore alla verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio». San Giovanni rifulge oggi nella sua «forza nella passione, nella resistenza contro i potenti».

Ma ora possiamo chiederci, proseguiva Benedetto XVI: «da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù?». La risposta «è semplice»: questa vita nasce «dal rapporto con Dio, dalla preghiera, che è il filo conduttore di tutta la sua esistenza».

 

La stessa nascita di Giovanni avviene sotto il segno della preghiera. «Giovanni è il dono divino lungamente invocato dai suoi genitori, Zaccaria ed Elisabetta (cfr Lc 1,13); un dono grande, umanamente insperabile, perché entrambi erano avanti negli anni ed Elisabetta era sterile (cfr Lc 1,7); ma nulla è impossibile a Dio (cfr Lc 1,36). L’annuncio di questa nascita avviene proprio nel luogo della preghiera, al tempio di Gerusalemme, anzi avviene quando a Zaccaria tocca il grande privilegio di entrare nel luogo più sacro del tempio per fare l’offerta dell’incenso al Signore (cfr Lc 1,8-20)». E, quando il bambino nasce, «il canto di gioia, di lode e di ringraziamento che Zaccaria eleva al Signore e che recitiamo ogni mattina nelle Lodi, il “Benedictus”, esalta l’azione di Dio nella storia e indica profeticamente la missione del figlio Giovanni».

«L’esistenza intera del Precursore di Gesù è alimentata dal rapporto con Dio, in particolare il periodo trascorso in regioni deserte (cfr Lc 1,80); le regioni deserte che sono luogo della tentazione, ma anche luogo in cui l’uomo sente la propria povertà perché privo di appoggi e sicurezze materiali, e comprende come l’unico punto di riferimento solido rimane Dio stesso». Gli stessi apostoli di Gesù riconosco Giovanni Battista come maestro di preghiera: quando chiedono a Gesù, che insegnerà loro il «Padre Nostro», di istruirli sulla preghiera, si rivolgono al Maestro con queste parole: «Signore insegnaci a pregare, come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli» (cfr Lc 11,1).

Il martirio, infine, è esso stesso una grande preghiera, di viva attualità per noi oggi. Infatti, «ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità. La Verità è Verità, non ci sono compromessi.

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La vita cristiana esige, per così dire, il “martirio” della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia Cristo ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni». Questo martirio della vita quotidiana è qualcosa che possiamo affrontare con serenità, ma solo «se è solido il rapporto con Dio», se preghiamo. «La preghiera non è tempo perso, non è rubare spazio alle attività, anche a quelle apostoliche, ma è esattamente il contrario: solo se se siamo capaci di avere una vita di preghiera fedele, costante, fiduciosa, sarà Dio stesso a darci capacità e forza per vivere in modo felice e sereno, superare le difficoltà e testimoniarlo con coraggio». Questa è la lezione della vita di san Giovanni Battista.

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Pace e bene! Sono don Sergio, Parroco dell'Unità Pastorale di Casperia-Cottanello-Montasola. Qui troverete, oltre ad una presentazione delle principali attività, una fonte costante di informazioni sulle attività di pastorale e catechesi organizzate dalla parrocchia e dai gruppi che vi operano.

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