La consegna del Mandato ai catechisti rivela la fondamentale dimensione ecclesiale del loro servizio, un servizio della Parola che non solo si svolge nella Chiesa ma attua la sua missione.

La parola “mandato” contiene due significati. Il primo senso è quello del concreto invio in missione con un incarico preciso e impegnativo, in nome e per conto della Chiesa. Nella Chiesa si è sempre “mandati” da qualcuno. Dunque esiste un necessario legame di riferimento all’Autorità che invia. In tal senso l’inviato agisce con la stessa capacità e autorevolezza del “Mandante”: questa relazione tra inviato e mandante è vincolante e comporta una corresponsabilità imprescindibile. Gesù dichiara ai suoi discepoli: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). Quindi chi manda è Gesù e la Chiesa agisce in riferimento alla potestà di Gesù.

Il secondo significato della parola “mandato” riguarda il contenuto dell’invio, il suo segno specifico di riferimento: il Vangelo di Dio, Gesù stesso. Si tratta allora di una consegna ufficiale, autorevole, distintiva, impegnativa, pubblica. Dire “Ho ricevuto il mandato” testimonia di avere “in consegna” Gesù per viverlo e annunciarlo.

Ricevuto il mandato, i catechisti rappresentano il Mandante e operano secondo il Mandato ricevuto e non secondo se stessi, non secondo il loro personale arbitrio. Il messaggio di Gesù deve essere trasmesso nella sua integrità, purezza e completezza.

Riassumiamo quindi dicendo che la Chiesa , che ha ricevuto l’incarico della missione universale (Mt 28,19), in nome di Gesù sceglie, chiama e invia i suoi membri in forza del sacerdozio battesimale ricevuto in dono, per essere essi stessi a loro volta annunciatori della Parola.

Possiamo annunciare Cristo risorto nella misura in cui ci sentiamo profondamente inseriti nelle nostre comunità amandole, anzi cercando anche di alimentare la vita della comunità. Annunciare Gesù nel catechismo è un servizio che non si fa ma si vive: ricordiamo la distinzione di papa Francesco quando ha detto che non dobbiamo “fare catechismo” ma “essere catechisti”. Lo si è solo se si ha familiarità con Cristo, imitandolo nell’uscire da sé e andando incontro all’altro. Ho ricevuto un dono e offro questo dono. (Andreina Barabino in www.chiesadigenova.it)

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Pace e bene! Sono don Sergio, Parroco dell'Unità Pastorale di Casperia-Cottanello-Montasola. Qui troverete, oltre ad una presentazione delle principali attività, una fonte costante di informazioni sulle attività di pastorale e catechesi organizzate dalla parrocchia e dai gruppi che vi operano.

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