“Non perdiamo questo tempo di Quaresima favorevole alla conversione!”.
Questo è l’appello con cui Papa Francesco conclude il suo messaggio per la Quaresima di quest'anno: “Misericordia io voglio e non sacrifici (Mt 9,13) - Le opere di misericordia nel cammino giubilare”.
Il Papa auspica che la Quaresima di quest'anno sia vissuta “più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio”, misericordia di cui i discepoli di Cristo devono fare esperienza viva in prima persona (cfr. MV 18). Tale esperienza sarà possibile nell'incontro con il Cristo, segno vivente dell'amore misericordioso del Padre per ogni uomo. Un incontro che il cristiano di oggi può fare grazie all'ascolto obbediente del Vangelo e al sacramento della
Penitenza, attraverso la quale concretamente si avverta la vicinanza e il perdono di Dio.
La gioia che nasce da tale incontro, che ci permette di avvertire l'amore di Dio per noi, non può restare fatto personale e i
ndividuale, esso va comunicato agli amici, perché anch'essi ne prendano parte, proprio come è successo alla donna di cui parla Gesù nel Vangelo di Luca: «quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (Lc. 15, 8-10).
Le opere di misericordia corporale e spirituale, sono il metodo tradizionale e migliore per rendere partecipi gli altri uomini della gioia del nostro incontro con il Cristo. Esse, esorta Papa Francesco, “ci ricordano che la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, educarlo”. Pertanto, auspica il Papa, siano “un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo”.
Ma il “povero più misero”, avverte Francesco, è chi “non accetta di riconoscersi tale. Crede di essere ricco, ma è in realtà il più povero tra i poveri” e “schiavo del peccato”. Il povero più povero è colui che resta indifferente all'amore di Dio e non si apre al suo abbraccio misericordioso che libera, chiudendo il suo cuore, non solo a Dio, ma ai fratelli che incontra sul proprio cammino! Indifferente tanto da non voler vedere “Lazzaro che mendica alla porta della sua casa”, figura del Cristo che “mendica la nostra conversione” e “possibilità di conversione che Dio ci offre e che forse non vediamo”.
L'indifferenza a Dio, che ci ha amato tanto da dare il suo unico Figlio (cfr Gv 3,16-18), arriva fino al punto da diventare un delirio di onnipotenza da parte dell'uomo, che pretende di rendere Dio irrilevante e di ridurre l’uomo a massa da strumentalizzare.
La Quaresima di questo Anno giubilare, dunque, è un tempo favorevole per “poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia”. “Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati – spiega -, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori”. Per questo non vanno mai separate. Grazie ad esse, “toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso”, anche “i ‘superbi’, i ‘potenti’ e i ‘ricchi’” possono accorgersi “di essere immeritatamente amati dal Crocifisso, morto e risorto anche per loro” e dunque convertirsi.
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