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Triduo di Sant'Antonio Abate

Nell'Anno Giubilare della Misericordia, la celebrazione della Festa di Sant'Antonio Abate diventa per noi un'occasione provvidenziale per poter riflettere sulle parole di Gesù: «Andate dunque e imparate che cosa significhi: misericordia io voglio e non sacrificio» (Mt 9,13). Dio non vuole il sacrificio "a tutti i costi", come se si dilettasse nel vederci soffrire; non vuole neppure il sacrificio fatto per accampare diritti e meriti davanti a lui, o per malinteso senso del dovere. Vuole però il sacrificio che è richiesto dal suo amore e dall'osservanza dei comandamenti.  "Non si vive in amore senza dolore", dice la Imitazione di Cristo e la stessa esperienza quotidiana lo conferma. Non c'è amore senza sacrificio. In questo senso, Paolo ci esorta a fare dell'intera nostra vita «un sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» (Rom 12, 1). 

Gesù è venuto a dire che Dio vuole da noi, nei confronti degli altri uomini, prima di tutto l’amore e che questa volontà di Dio è per ogni cristiano il programma della sua vita, la legge fondamentale del suo agire, il criterio del suo muoversi. Sempre l’amore deve prendere il sopravvento sulle altre leggi. Anzi: l’amore per gli altri deve essere per il cristiano la solida base su cui può legittimamente attuare ogni altra norma.

Gesù vuole amore e la misericordia è una sua espressione. Ed Egli vuole che il cristiano viva così anzitutto perché Dio è così. Per Gesù, Dio è prima di tutto il Misericordioso, il Padre che ama tutti, che fa sorgere il sole e fa piovere sopra i buoni e i cattivi. Gesù, perché ama tutti, non teme di stare con i peccatori e in questo modo ci rivela chi è Dio. Se Dio, dunque, è così, se Gesù è tale, anche noi dobbiamo avere gli stessi sentimenti (cfr. Fil 2,5).

Se non abbiamo l’amore per il fratello, a Gesù non piace il nostro culto. Non gli interessa la nostra preghiera, l’assistenza alla Messa, le offerte, che possiamo fare, se tutto ciò non fiorisce dal nostro cuore in pace con tutti, ricco di amore verso tutti. Ricordiamoci quelle sue parole tanto incisive del discorso della montagna? «Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24). Esse ci dicono che il culto che più piace a Dio è l'amore del prossimo, che va messo alla base anche del culto verso Dio.

Ma c'è di più. L'amore non è solo la base del vivere cristiano. Esso è anche la via più diretta per stare in comunione con Dio. Lo dicono i santi, testimoni del Vangelo che ci hanno preceduto, lo sperimentano i cristiani che vivono la loro fede: se aiutano i propri fratelli, soprattutto i bisognosi, cresce in loro la devozione, l'unione con Dio si fa più forte, avvertono che esiste un legame fra loro e il Signore: ed è ciò che dà più gioia alla loro vita. Lo stesso sant'Antonio comprese questo e, si racconta nella sua vita, che ascoltato questo passo del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri» (Mt 19, 21), se vuoi vivere in comunione e stare con Dio, distribuì tutti i suoi beni ai poveri e affidata la sorella ad una comunità femminile, seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità e assistendo e curando gli ammalati.

Per noi, dunque la Festa di Sant'Antonio diventa l'occasione per accogliere la misericordia di Dio ed essere misericordiosi come Lui. Non c'è festa migliore nel cielo che la conversione, il ritorno con tutta la nostra vita, le nostre forze, a Dio, di chi segue Cristo e si fa, come Lui, accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito. Auguri

 

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Pace e bene! Sono don Sergio, Parroco dell'Unità Pastorale di Casperia-Cottanello-Montasola. Qui troverete, oltre ad una presentazione delle principali attività, una fonte costante di informazioni sulle attività di pastorale e catechesi organizzate dalla parrocchia e dai gruppi che vi operano.

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