Tanti nostri bambini stanno ricevendo in questi giorni la Prima Comunione nelle parrocchie di tutta Italia. È il primo sacramento a cui si accostano consapevolmente: quando hanno ricevuto il Battesimo, infatti, erano appena nati o avevano pochi mesi di vita.

In parallelo, ma secondo un calendario più lungo, che arriva alla fine dell’anno ed è fissato sulle esigenze delle singole parrocchie, sta iniziando il momento della Cresima per i ragazzi più grandi. Siamo sicuri di ricordarci di quel che c’è da sapere per “accompagnare” i nostri figli e nipoti a questo appuntamento fondamentale?

Sì, la Cresima è davvero fondamentale, anche se talvolta qualcuno pare dimenticarlo. Un giorno, prima di cresimare alcuni giovani romani della parrocchia di San Cirillo Alessandrino, papa Francesco fece una battuta tristemente divertente: «Dicono che la Cresima si chiami “sacramento dell’addio”, perché dopo non si va più in chiesa».

E invece questo è il sacramento che completa l’iniziazione cristiana, che ci rende perfetti cristiani, e infatti il suo nome più “formale” è Confermazione: conferma e rafforza la grazia che abbiamo ricevuto nel Battesimo, con la differenza che a ripetere le promesse fatte a suo tempo dai nostri genitori questa volta siamo noi in prima persona.

Sempre con i ragazzi di San Cirillo Alessandrino, Francesco usò un’immagine chiarissima: «La vita cristiana è questa: camminare, andare avanti, uniti, come fratelli… Incontrare Gesù… Siete d’accordo voi nove? Voi oggi, con il sigillo dello Spirito Santo, avrete più forza per questo cammino, per incontrare Gesù».

I ragazzi arrivano alla Cresima di solito tra il primo anno di scuola media inferiore e il primo di scuola superiore, dopo una preparazione di due o tre anni (anche per questo aspetto ci si muove a discrezione dei parroci), che possiamo definire un catechismo più “adulto”.

Il numero dei cresimandi è quasi sempre inferiore a quello di chi fa la Prima Comunione. Per una consuetudine senza fondamento, la Cresima è considerata da molti un sacramento “minore”, che non si deve necessariamente fare in continuità con la Prima Comunione e può essere rimandata, magari fino al matrimonio (per il quale è indispensabile).

Un po’ di responsabilità ce l’ha anche l’età dei cresimandi: in piena adolescenza, oberati dai compiti, tanti tendono a rifuggire dagli impegni non ritenuti necessari, o che la famiglia non fa ritenere tali…

Questo approccio è sbagliato e il Papa lo ha detto chiaramente: «La Cresima è in continuità con il Battesimo, a cui è legata in modo inseparabile. Questi due Sacramenti, con l’Eucaristia, formano un unico evento salvifico». Non a caso, in passato i bambini si accostavano alla Comunione solo dopo avere fatto la Cresima e non prima, come avviene oggi.  

Insomma, è evidente che la salvezza non può essere lasciata a metà. Dice ancora Francesco: «Per questo è importante avere cura che i nostri ragazzi ricevano questo sacramento. Tutti noi abbiamo cura che siano battezzati e questo è buono, ma forse non abbiamo tanta cura che ricevano la Cresima. In questo modo resteranno a metà cammino e non riceveranno lo Spirito Santo che è tanto importante nella vita cristiana perché ci dà la forza per andare avanti».

Così come non acquisiranno quella speciale forza per testimoniare la fede che solo lo Spirito Santo può dare rinvigorendo anche i suoi sette doni: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timore di Dio…

A differenza dell’Eucaristia, la Cresima si riceve una sola volta ma, come c’è l’ostia per la Comunione, così per la Cresima c’è un segno tangibile del “sigillo dello Spirito Santo” che viene dato ai cresimandi: è il Sacro Crisma, l’olio misto a balsamo che il vescovo consacra ogni anno nella Messa Crismale del Giovedì Santo, insieme con l’olio per i catecumeni e quello per i malati.

“Crisma” è una parola greca e significa unguento, unzione; da crisma derivano “Cristo” (è la traduzione dell’ebraico “messia”, unto) e appunto “cresima”. Il rito essenziale della Confermazione consiste nell’unzione con il Crisma, che viene posto sulla fronte (“disegnando” una croce) del cresimando dal vescovo che pronuncia le parole sacramentali: “Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”, a cui segue un bacio di pace a concludere il rito, come segno di “comunione” con il vescovo e tutti i fedeli.

Con ogni cresimando, in un momento così importante della vita, ci sono un padrino o una madrina. Essi non sono accompagnatori del giovane durante il rito, ma esempi di vita nella fede, sostegni e fonti di ispirazione e risposte nei momenti di dubbio, e questo per sempre.

A padrini e madrine spetta il compito di garantire che un ragazzo, una volta cresciuto, si comporti da vero testimone di Cristo, perciò, devono essere veri esempi di fede. Ecco perché devono essere scelti per fede e non solo per amicizia o parentela, come talvolta accade.

di Tiziana Lupi 12 MAGGIO 2016 in www.miopapa.it

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