Edificare e ricostruire continuamente la propria esistenza

Il cammino quaresimale inizia con il rito dell’imposizione delle ceneri, un rito che ha sempre bisogno di essere approfondito per coglierne tutte le sue profondità. 

La parola cenere, che troviamo varie volte nell’Antico Testamento, viene usata per indicare il peccato e la fragilità dell’uomo. Polvere e cenere sono due parole che sembrano quasi intercambiarsi per loro la somiglianza di significato.

Una delle formule liturgiche utilizzate il mercoledì delle ceneri riporta le seguenti parole: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”.

Viene utilizzata la parola polvere ma viene cosparso il capo di cenere. 

Cerchiamo di approfondire la parola cenere per aiutare a comprendere meglio il senso della quaresima. 

La cenere è il residuo solido di una combustione, è il resto di una materia passata al fuoco.  Il simbolismo della cenere è stato utilizzato dall’Apostolo Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi:

“Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Cor 3, 10-16). 

Quanto è attuale questa meditazione dell’Apostolo delle genti. E quanto è pertinente questa riflessione con il tempo liturgico della quaresima.

Ogni uomo è tempio di Dio, quando lo Spirito Santo abita in lui. Ma questo tempio viene deturpato, viene devastato a causa dei nostri peccati. Allora abbiamo bisogno sempre di ricostruire, partendo dalle fondamenta. Per un cristiano la base su cui edificare la propria vita è rappresentata dalla docile accoglienza della Parola di Dio proclamata dalla Chiesa.

Ecco quindi il primo messaggio della quaresima. Edificare e ricostruire continuamente la propria esistenza accogliendo e meditando la Parola di Dio. 

Ma questo è solo l’inizio dell’opera di ricostruzione, perché le fondamenta sono solo una parte dell’edificio. Proseguendo con l’analogia del tempio, possiamo paragonare la restante parte dell’edificio sacro alle opere compiute da ogni essere umano durante il tempo della sua vita. 

Come l’edifico sacro si può edificare con materiale poco resistente (legno, fieno, paglia) o con materiale più duraturo (oro, argento, pietre preziose), così ogni uomo può compiere opere di pregio, ma anche opere di scarso valore. 

L’oro, le pietre preziose, hanno la caratteristica di durare nel tempo, e così le autentiche opere di amore perdurano nel corso dei secoli.

Un esempio concreto di questo concetto può essere rappresentato dalle opere di grande valore che sono state realizzate da parte di congregazioni, movimenti, associazioni, ordini religiosi che continuano ad operare ancora oggi, anche se il loro fondatore è passato al cielo molti anni fa.

Basti pensare alla grande opera di carità che  svolgono tutt’oggi, con immenso amore, le suore Missionarie della Carità, congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta. Esse svolgono quell’opera di amore con la stesso zelo e la stessa gioia della loro madre fondatrice.

Possiamo dire la stessa cosa dei francescani, dei domenicani, dei salesiani, dei gesuiti che continuano a vivere la vita religiosa seguendo il carisma del loro fondatore e prolungando quella  missione di amore nei vari continenti della terra.   

Tornando al paragone con il tempio sacro, come i materiali più preziosi possono subire corruzione, possono rivestirsi di impurità, così le opere buone dell’uomo non sempre sono perfette. Hanno bisogno di essere continuamente purificate, rinnovate dal fuoco della prova e della tentazione. 

Ma davanti al fuoco della prova e della tribolazione non tutto resiste alla stessa maniera. E questa è la riflessione che ci deve accompagnare in quaresima.

Cosa consideriamo importante e duraturo nella nostra vita? Sono solide le nostre relazioni con Dio e con il prossimo? Siamo davvero consapevoli che tutto quanto appartiene a questo mondo è passeggero? 

Si potrebbero aggiungere tanti interrogativi, ed ognuno di noi potrebbe proporne degli altri, ma l’obiettivo di tutte queste riflessioni deve essere uno solo: guardare la vita presente non come fine a se stessa, ma sempre in proiezione della vita futura, della vita eterna. 

Ed esattamente quanto fa l’Apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinti, dove non parla solo della vita di questo mondo, ma riflette con grande lucidità anche su alcuni elementi della vita escatologica. 

Il giudizio finale viene paragonato ad un grande fuoco che dovrà essere attraversato da ogni persona dopo la morte.

Questo fuoco del giudizio ridurrà in cenere tutto quello che non è amore. Solo l’amore avrà la meglio sul giudizio. Le opere di amore con le quali abbiamo impreziosito la nostra vita saranno quelle che rimarranno in eterno.

L’oro della carità, l’argento del perdono, le pietre preziose della nostra umiltà saranno quelle che rimarranno.

Il fieno dell’odio, la paglia della superbia, il legno dell’autosufficienza saranno ridotti in cenere dal fuoco inesorabile del giudizio. 

Quindi la quaresima diventa il tempo per iniziare a ripensare che prima o poi saremo giudicati davanti al tribunale di Dio, non potremo rifiutarci di passare dentro il fuoco del giudizio.

Dobbiamo sempre più riflettere su questo aspetto della vita, non certo per terrorizzarci, ma per riacquistare la consapevolezza di avere sempre bisogno di un cammino di conversione, di avere bisogno di una radicale rinnovamento per amare sempre più Dio e il prossimo. 

E questo cammino di conversione consiste nel  rinunziare a tutto quello che non è gradito a Dio, senza cadere nella tentazione di pensare che tutto quello che a noi piace non piaccia a Dio. La valutazione dei propri desideri per valutare la corrispondenza con la volontà di Dio deve passare attraverso il discernimento. La purificazione dei desideri significa proprio questo: unire la nostra volontà con quella di Dio, pensando che è Dio stesso a suscitare i nostri desideri e a portarli a compimento, se quella è la sua volontà. 

Il desiderio di giungere nella regno dei santi e dei beati, senza passare da un tempo di purificazione, deve costituire la più grande aspirazione della nostra vita. 

Ed è questo che l’Apostolo Paolo vuole far comprendere quando scrive alla comunità di Corinto. Paolo parla non solo del fuoco del giudizio, ma anche del fuoco della purificazione per ottenere la salvezza. 

Per chiarire questo concetto è molto illuminante il paragone con l’oro. 

L’oro, anche se è un materiale puro, si contamina con le scorie, ed ha bisogno di passare dal crogiolo per essere purificato, per ritornare al suo splendere originario.

L’apostolo Paolo manifesta una grande speranza nell’amore e nella misericordia di Dio, perché ci vuole ricordare che il fuoco del giudizio è inevitabile, ma il fuoco della purificazione può essere evitato attraverso una vita di penitenza, attraverso opere di carità che coprono una moltitudine di peccati. 

Ecco spiegato il significato delle pratiche penitenziali della quaresima.

Il rito delle ceneri ci ricorda qual è il senso della vita, qual è la nostra speranza dopo la morte, cosa dobbiamo fare durante questa vita per accedere da subito al paradiso, come fare a godere per sempre della presenza di Cristo e della compagnia dei santi. (di Osvaldo Rinaldi in https: www.zenit.org)

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